il "tecnico americano", Bill Viiola

Il” tecnico americano”

testo scritto per il catalogo della mostra a Palazzo delle Esposizioni, Roma, 28 settembre 2008

Ho incontrato Bill Viola la prima volta nel 1974 a Colonia durante una grande mostra di video arte, presentato dal comune amico David Ross: dopo tre mesi il giovane “tecnico americano” arriva a Firenze, vive con noi condividendo la camera con mio figlio Stefano, prima che sia pronta quella che sarà in seguito la sua, in fondo al grande spazio dedicato ad art/tapes/22. E' arrivato per lavorare con me, con art/tapes/22, per produrre i video con gli artisti, al piano terreno della casa nostra di via Ricasoli, abitata con me da Giancarlo, Stefano Carlotta Matteo Agostino e Allegra, i nostri cinque figli. E’ arrivato per realizzare quella che diverrà una delle più importanti precoci produzioni di video arte internazionale, realtà allora sicuramente lontana dalla nostra consapevolezza che con entusiasmo lavoravamo con gli artisti che arrivavano allo studio fiorentino, giorno dopo giorno, insieme, con grande energia e curiosità.
Ha avuto inizio così un grande sodalizio, una importante collaborazione e soprattutto una profonda, speciale amicizia che ci accompagna sempre.
L'impatto con la Firenze degli anni'70 da giovane ragazzo americano come Billi, nonostante le sue origini italiane, è decisivo: gira per le strade, si mescola alle persone entrando all'improvviso nelle foto che i turisti si fanno a vicenda, un volto sconosciuto che sarebbe apparso dopo lo sviluppo dei negativi, una presenza improvvisa nei ricordi altrui...
le visite agli Uffizi e agli altri musei, il Pontormo della chiesa di Santa Felicita, di là d'Arno, visto da vicino, “respirato”, sono per lui una rivelazione, torna a casa la sera sempre luminoso, incredulo, pieno di energia da incanalare poi nelle sue lunghe meditazioni, nella stanza più nascosta del nostro grande studio di produzione, due mezze palline da ping pong sugli occhi tenute su con un elastico nero, le cuffie agli orecchi contro ogni possibile rumore, la posizione rilassata del loto. E sempre un sorriso sulle labbra.
Lo amiamo subito tutti, Giancarlo, i nostri figli, gli amici, i collaboratori di art/tapes/22, gli artisti che vengono per lavorare con noi ed io, soprattutto io che ho da subito verso di lui un sentimento profondissimo da amica, da confidente, un sentimento assolutamente reciproco basato su grandi affinità che ci fanno condividere la vita di quel periodo a tutto tondo, il lavoro, così importante per ambedue, gli amici, perfino gli affetti familiari, le pause trascorse in maremma, a Santa Teresa, dove Billi si immerge nel mare con una speciale sensibilissima apparecchiatura subacquea, per rimanerci a lungo con l’intento (illusione?) di captare il lontano canto delle balene …chissà, forse riascoltando quelle sue registrazioni avrà in seguito immaginato di decifrare dai suoni acquosi riprodotti nelle sue immersioni, proprio quel magico richiamo che le balene si lanciano per ritrovarsi nelle profondità degli oceani, lontani, troppo lontani dal mare di Follonica..
Insieme abbiamo imparato a coltivare la pazienza, a incrementare il rispetto verso la vita, verso gli altri, a dimostrare la gioia e la meraviglia, a riconoscere l'innocenza, a usare l'intelligenza sempre e comunque, a fidarci dell'intuito e degli impulsi ancor più che del ragionamento, da lui ho sempre avuto un grande esempio di bontà, una bontà cosciente forte e generosa, quella bontà speciale che é sicuramente una delle doti più affascinanti che una persona possa avere.
Bill é' una persona davvero molto speciale e il suo lavoro è parte inscindibile della sua anima, della sua vita e della sua ricerca: nei i suoi video fa respirare le figure che si riferiscono spesso a opere pittoriche manieriste, i suoi personaggi si espandono, prendono vita, si dilatano lentamente, si muovono nulla togliendo alla simbologia eterna e quindi in qualche modo statica del quadro originario che li ha ispirati, "fermi nel tempo che scorre e, al contrario, mobili nel tempo che si é fermato".
Come Adamo nell'Eden, anche i personaggi ispirati al Pontormo o le altre figure dei suoi lavori spesso riferiti ad opere dei grandi artisti del rinascimento, vengono da Bill Viola come insufflati di vita, si assiste a una espansione gloriosa, a un alito di energia impercettibile, salvifico. La passione si dilata fino a diventare cosmica, ingloba tutta la sofferenza del mondo, la pietà abbraccia l'intera umanità, si trasforma in dono comune, merito profondo di consolazione, la nascita e la morte si allacciano senza traumi, senza ansia, perpetuo circolo del nostro destino e del nostro riscatto, la speranza traspare anche dalle immagini più tragiche, la resurrezione è davvero vicina.
I corpi che si muovono con lentezza quasi soprannaturale trascendono la loro temporalità e diventano simboli di un'eternità promessa, anticipando quella dimensione dove l'esserci non avrebbe più tempo, né meta, ma sarebbe immobile, oltrepassando il percorso di vita e di morte. I colori in qualche modo si evolvono nel naturale ritmo della luce e delle ombre, le figure attraversano la propria serenità e la propria agonia senza scansioni reali e diventano così simboli di se stesse.

Le opere di Bill Viola, anagogiche e allegoriche dell'eterno, travalicano la fisicità delle leggi che regolano lo spazio e il tempo ponendo le azioni al di là della condizione umana, in uno spessore di spiritualità cosmica che ne amplifica il significato e la percezione visiva. Come tableaux vivant, queste opere d'arte assoluta attraversano il percorso sempre e comunque contemporaneo della vita che scorre allacciandolo alla dimensione di "un sempre".

Maria Gloria conti bicocchi